martedì 3 marzo 2009

LE BAMBINE DELUSE

Premessa
L'esplicitazione di quanto implicitamente l'opera contiene in sé
potrebbe arrecare danni all'opera stessa.
LE BAMBINE DELUSE fanno parte a piena regola del mio percorso espressivo-pittorico, di cui presentano una specificazione grafica. C'è un'icona visiva che si impone allo sguardo come “grembiulino rosa” (la cui silhouette può rimandare in modo più o meno esplicito a una croce, una tau); il “grembiulino rosa” indica una precisa zona temporale e cioè gli anni dell'asilo. Il mio lavoro si riferisce ai ricordi personali di me bambina allora ma anche al tentativo di comprendere empaticamente quell'età delle bambine, la dimensione segreta e delicata della propria psicologia che viene - a volte brutalmente, altre graziosamente - in contatto con il mondo esterno, che in prevalenza a quell'età è nella quasi totalità rappresentato dagli adulti. E le bambine sono infatti spesso delle bambine deluse, per via di questo contatto, a volte grazioso, ma forse più spesso brutale. Deluse, affaticate dai giudizi e dai pregiudizi che gli adulti non esitano ad emettere allo scopo di educare. E quando le bambine sono deluse, sarà facile vederle più tardi fallite. Quanto più sono realistici (e lo sono) questi contenuti, più risultano “pesanti” per chi si avvicina a queste bambine, perché esse hanno il potere di risvegliare in ciascuno di noi quei ricordi di infanzia, tracce mnestiche di cose passate rimosse in-volontariamente dimenticate; in questo senso le bambine sono catartiche e taumaturgiche. Ma le bambine sono di carta, come la carta leggere, la pesantezza dei contenuti di cui sono portatrici è stata sublimata e trasmutata in leggerezza dall'operazione d'arte, in cui è facile ravvisare i balzi metaforici dei surrealisti e le capriole dada (“Oui Pippi Calzelunghe c'est moi” battuto a macchina sotto etichetta: calza donna corta, per esempio). 
Le bambine hanno formato cartolina, il formato della comunicazione postale, perché i contenuti di cui le bambine sono portatrici, pur appartenendo a una precisa area geografica di un punto del mondo, comunicano in un linguaggio internazionale (globale?) che è quello dell'infanzia: i sogni, le pene, le malìe.
Con la tecnica intenzionalmente utilizzata del collage ho voluto riprendere la manualità tipica degli anni del grembiulino rosa che ci vedeva alle prese con le prime forbici colla e scotch, in una cartolina dal significativo testo circolare (canone) “dov-e-vado” esplicito questa modalità creativa con la formula: “collage difficile per una bambina” (con tutte quelle tesserine di carta velina per una bambina lo è sicuramente) volutamente resa a pennarelli con quella “tecnica” che a noi piccoli piaceva tanto: ogni lettera con un pennarello diverso ripetuta in sequenza. Altre cartoline presentano la dimensione domesticamente e archetipicamente (le 
parche/penelope) tutta femminile del cucire con ago e filo (rosso). Le “cose” incollate o cucite sono una miscellanea di stralci merceologici e strappi di memorie personali. 
Il gesto artistico consta di disegni/scritte a tecnica mista con i quali le bambine sono in dialogo, è presente anche la grafìa infantile addirittura precedente all'età del grembiulino: il ghirigoro, lo scarabocchio, con un'alta valenza semantica. La “divisa” prevalentemente rosa è uguale per tutte le bambine, è un cliché che evidenzia la dimensione sociale in cui noi tutti siamo immersi, la quale è al contempo rafforzante e spersonalizzante, a questo cliché ci si può più o meno adattare, lo si può modificare; le bambine manifestano la propria individualità/processo di individuazione attraverso il discorso (logos) di cui sono portatrici: una è “fragola fragile”, un'altra protesta con un: “non è vero” all'accusa che le di essere: “cattiva”. 
Ci sono attualmente 77 grembiulini rosa che in cartolina raccontano i sogni, le pene, le malìe di un mondo e di un'età a cui faremo sempre riferimento (nella tombola il numero 77 è detto popolarmente: “le gambe delle donne”, rovesciato offre effettivamente immagine stilizzata di un paio di gambe). L'epilogo lo lasciamo a due grembiulini fatti con fogli di agenda che dalla stessa cartolina dichiarano: le bambine sono un tempo felice, melanconicamente felice (il tempo felice è disegnato come un uovo seduto su una seggiola piccina picciò). Che il tempo delle bambine sia un tempo (melanconicamente) felice lo sostiene anche il poeta Camillo Sbarbaro:
La bambina che va sotto gli alberi non ha che il peso sulla treccia, un fil di canto in gola. Canta sola e salta per la strada: ché non sa che mai bene più grande non avrà di quel po' d'oro vivo per le spalle, di quella gioia in gola.
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